TechnoFrames: We Call It Techno! – A documentary about Germany’s Early Techno Scene and Culture (2008)

“TechnoFrames” è una piccola rassegna di documentari, curata dalla nostra collaboratrice Dora Bugatti, sul mondo della musica techno ed elettronica. In sei appuntamenti a cadenza bisettimanale presenteremo un documentario gratuitamente fruibile sul web, con lo scopo di ampliare l’orizzonte narrativo della musica techno non solo con i suoni, ma anche con le innumerevoli immagini che ha prodotto nel corso degli anni, dalla sua nascita alla contemporaneità.

Quando sentiamo nominare la parola Techno è facile e immediato associarla a un insieme specifico di immagini: il club sotterraneo e buio; le installazioni di luce psichedeliche; le persone dai look bizzarri avvolte dalla nebbia, immerse nella musica, che affollano il dancefloor. Ma da dove nasce questo archetipo ben radicato nel nostro immaginario collettivo?

Se è indubbio che il suono della Techno nasce a Detroit, come abbiamo visto nella recensione precedente sul documentario “High Tech Soul”, non si può negare che, invece, questo immaginario è dovuto in gran parte -se non interamente- alla Germania e in particolare alla città di Berlino. Una volta caduto il muro simbolo dell’odio e della guerra, Berlino Est incontra Berlino Ovest nei club dove si ascolta l’Acid House e tutto ciò che -all’epoca- andava sotto la fantomatica quanto vaga etichetta “Techno”; club dai nomi evocativi come “UFO” che rimandano fantasiosamente al contatto con il futuro, allo spazio immaginifico. Uno spazio che suggeriva di poter essere riempito, plasmato all’insegna dell’unione contro la divisione, a ritmo di “beat techno più duri mixati con house, ebm, Industrial, NewBeat e Acid fino alla fusione del mezzo suono che prende l’inconscio”, come scritto sul manifesto vero e proprio della serata storica “Tekknozid”.

“We Call It Techno!” è un documentario del 2008 diretto da Holger Wick & Maren Sextro che ricostruisce le tappe della diffusione della musica techno e della sua peculiare fruizione nella Germania dalla fine degli anni ’80 agli inizi dei ’90, da Francoforte a Berlino a Colonia, tre città che hanno fatto del clubbing tedesco un modello mitico. Le suggestive immagini di repertorio seguono il ritmo della narrazione degli intervistati; non solo DJ, ma anche e a maggior ragione organizzatori, visual artists e clubbers, a riprova di quanto il movimento techno fosse eccezionalmente inclusivo nella sua diffusione, nella sua trasformazione. Siamo trascinati dentro a serate e locali storici come “CyberSpace”, la già citata “Tekknozid” e il Planet, mentre la seconda parte del documentario è incentrata sull’estate dell’amore, la Love Parade del ’91: immagini inedite e colonne sonore che con la loro potenza visiva ci fanno quasi rimpiangere quella spontaneità genuina dell’incontrarsi per ballare e partecipare, una spontaneità andata a perdersi, paradossalmente, nella nostra epoca di “iper-contatto” tra le persone grazie a internet e ai social media.

“We Call It Techno!” è da un lato la testimonianza dei figli della caduta del muro, dei rivoluzionari tra cui Sven Vath, Paul Van Dyck, Dr. Motte, DJ Thanis, Wolle XDP e molti altri, dall’altro la volontà di raccontare gli elementi specifici che portarono a questa miscela di “attitude”, espressione del sé, suono e immagine, una miscela per sua stessa natura iconica e atemporale. Il rischio, oggi, è quello di svuotarla del suo significato originario di unione e partecipazione attiva, valori quanto mai necessari in un’epoca che ogni giorno ci vuole sempre più divisi.

 

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