5 minuti nello studio (e nella testa) di Ansome

“Non ci penso su troppo, più che altro ascolto e ci gioco un po’ finché non trovo qualcosa che mi piace” e infatti quando parte un “cassone” random, segue una risata facile e genuina. Ansome, circondato dai sui sintetizzatori modulari, sembra un bambino in un negozio di giocattoli. Gli occhi gli brillano e nella voce si percepisce quel coinvolgimento che è tipico degli artisti, sebbene il suo background sia lontano dalla musica.

C’è chi approda all’elettronica musicalmente e chi ci approda affascinato dalle potenzialità tecniche dei suoi mezzi e Kieran Whitefield, al secolo sound designer di Londra pieno di tatuaggi e con una faccia da sbruffone, appartiene a questa seconda categoria di nerd della musica. Il suo approccio, lampante nel parlare di un synth che neanche a farlo apposta si chiama nerdsequencer, somiglia più a quello di un maker che a quello di un musicista. I suoi suoni “noisy”, cacofonici e distruttivi nel tessuto della musica e dei live, sono una diretta conseguenza della costante sperimentazione, dell’ascolto attivo e dell’aggiustamento del tiro in corsa. Solo in un secondo momento diventano una cifra distintiva delle sue produzioni che, guarda caso, lo portano a collaborare con Perc e a rilasciare musica su Mord Records, la label industrial per eccellenza.

Vi lasciamo, dunque, alla visione di questa mini intervista video di 5 minuti nell’attesa di accoglierlo per la prima volta a Torino, sabato 13 aprile all’Azimut Club.

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