Paula Temple: le 10 tracce industrial techno che ti purificheranno l’anima.

Il prossimo venerdì 22 marzo Paula Temple, regina della techno dai tratti più estremi, sarà ospite di Genau all’Azimut Club di Torino. Per prepararci allo sconvolgimento di quello che sará il suo DJ set, abbiamo pensato di proporvi la traduzione di un articolo uscito recentemente su Electronic Beats dove Paula sceglie e ci parla di dieci tracce del suo repertorio che l’hanno influenzata nella creazione del suo stile inconfondibile o che adora suonare nei club come nei grandi eventi.

“Due ore di esperienza post-mortem” così è come Paula Temple descrisse il proprio set al Katharsis Festival di Amsterdam dello scorso anno. Potrebbe sembrare iperbolico, ma la verità è che i set e le tracce originali della DJ e Producer che vive a Berlino suonano affini a quel tipo di cupa esperienza estatica suggerita da quest’affermazione.

Il suo suono, che spesso sovrappone suoni industrial a vertiginose ritmiche techno, è crudo, corrosivo e stranamente catartico. Se non ci credete, giudicate voi stessi ascoltando questo set o “Gegen”, traccia del 2014 e inno dedicato al controverso sex party di Berlino dove spesso suona.

Curiosi di conoscerne di più, abbiamo chiesto a Paula Temple di condividere 10 tracce collocabili agli estremi dello spettro del genere. Ci ha consegnato questa lista piena di tracce che intendono offrire una “completa liberazione della mente e del corpo”.

Technoise, “System” (i/Che 1996)

“Questa traccia sembra essere così rara che ho dovuto registrarla dalla mia collezione e caricarla io stessa su YouTube. Ho comprato questo disco 23 anni fa; era la mia prima vera esperienza con il rumore ritmico. Il cut del noise loop è così interessante, eppure impossibile da mixare, nonostante abbia chiesto a molti DJ amici di provare negli anni. 
Non c’è struttura: non un intro, non un climax, non un rilassamento. Eppure la sua energia e il suo “tuonare” ritmico, sequenziale e filtrato sono una scarica di estrema eccitazione. Non sono ancora così coraggiosa da suonarlo, ma rimane uno dei dischi che più mi hanno influenzato della mia collezione.”

Death Abyss, “We Are What You Should Fear” (Rodz Konez 2014)

“Questa è la traccia techno più catartica che abbia mai ascoltato. Ne ho fatto un edit che ne accentua le sezioni più intense e ho reso più veloci i BPM per suonarla agli eventi di musica, il ritmo migliore per perdersi in quei balli pesanti e convulsi.
E’ il tipo di intensità che immagino mi strappi veramente da un punto di vista sonoro, metaforico, da dentro a fuori. E’ urla e perdizione e urla. C’è un momento particolarmente vivido al minuto 5:15 che mi ricorda un po’ Incubus Succubus II di Xmal Deutschland. Prende il controllo del corpo e della mente completamente con quel basso che spinge contro il kick fino agli assoluti confini della mia anima”

Autechre, “Second Bad Vilbel” (Warp – 1995)

“Avevo 18 anni quando uscì questo disco. Ero già stata influenzata da parecchi anni della serie Artificial Intelligence di Warp e due album stupendi di Autechre, cosa che definisce come abbia cominciato ad apprezzare la musica eletrronica. Comunque, questa traccia porta la distorsione e il rumore ad un livello completamente nuovo, come una sorta di epica, fredda invasione aliena. Non ho dubbi che questa traccia abbia influenzato a livello subconscio me ed Eomac quando producemmo Kralle.”

Stave, “Hardened Chord (Regis Remix)” (Repitch 2015)

“Questa la suono molto. E’ punk crudo. Il momento di soddisfazione che arriva al minuto 2:43 quando erompe il rumore del macchinario. L’ho inserita in due dei miei tre set al Katharsis. E un momento bellissimo quello in cui stiamo tutti sogghignando sapendo che questo drop sta per arrivare”

Parashaft, “The Perimeter Of Ignorance” (ŌD0.70 2017)

“Alle 5 del mattino di una notte di Capodanno, mentre stavo suonando il mio set al Complex di Maastritch, qualcuno dalla prima fila ha alzato un telefono con un messaggio scritto sullo schermo che diceva qualcosa tipo: ‘Questa che stai suonando l’ha prodotta un mio amico. Vuoi incontrarlo?’ Ed io ho risposto ‘SI’!!!’
Ed eccolo là, nella folla, mentre suonavo la sua traccia. Adoro momenti come questo, incontrare artisti della scena senza nessuna organizzazione se non l’amore per il suono che ci unisce. 
Spendo davvero moltissime ore scavando virtualmente tra brani online. Bandcamp e SoundCloud sono due delle mie piattaforme preferite per scoprire techno super nuova ed underground e questo artista è uno delle mie scoperte preferite. La produzione dei kick e delle percussioni, specialmente, è immensa.”

Pan Daijing, “Tenderloin Tanz” (Bedouin Records 2017)

Pan Daijing è un’altra scoperta tramite ricerca, attraverso la pagina SoundCloud della label Noisekölln Tapes. Mi sono messa in contatto con lei e abbiamo pranzato a Berlino. Lei mi ha gentilmente dato suo il suo tape Sex and Disease, poi un paio di anni dopo siamo diventate amiche di studio. Nel mentre, io suonavo questa traccia nella maggior parte dei miei set per i club. Nonostante sia abbastanza distorta per un set regolare, le persone adorano l’energia e la sfacciataggine di questa traccia.”

Lakker, “Maeslantskering Gating” (R&S 2016)

Lakker mi impressionano con ogni singola release che fanno per la loro incredibile capacità di scolpire il rumore. Questa traccia viene da uno speciale archivio di RE:VIVE e da The Netherlands Institute for Sound and Vision. I ritmi usati vengono da un video d’archivio di un impianto ingegneristico di controllo delle maree. Amo molto ri-contestualizzare una passata vita industriale nella contemporanea industrial techno.” 

Gijensu, “King of Queens” (Wrong Notes 2018)

“I rave nelle fabbriche stanno davvero esplodendo di nuovo grazie ad una trascinante scena in Francia e i Gijensu stanno producendo fantastiche tracce da grandi rave. King of Queens è una traccia dalla risonanza enorme che potrebbe andar bene anche per il trailer di un film epico. Io suono un edit speciale che ho fatto quando voglio dimezzare la velocità del dancefloor per un attimo e lascio che questi corni d’elefante impazziti risuonino. “

OAKE, “Paysage Dépaysé” (Stroboscopic Artefacts 2016)

“Ho ascoltato questa traccia la prima volta durante il set di Tommy Four Seven al Katharsis del 2017. Tutti esclamarono ‘Ma che caz..!’. Alcuni l’hanno odiata, altri erano in un totale stato di abbandono. Ad ogni modo, è stato un momento indimenticabile. Kick veloci, voci ossessionanti, stanze buie. Ci siamo dimenticati per un attimo che stavamo sudando in una fabbrica”.

SNTS, “Rationality” (SNTS 2018)

“Sono eternamente grata al mascherato signore oscuro per aver ridefinito il proprio suono in questa techno industrial tuonante dai contorni gotici e i suoi set live portano questa intensità a tutt’altri livelli. Ho sperimentato il suo live la prima volta a Capodanno e il pubblico è rimasto estasiato quando ha cominciato a sentire il vocal in stile monacense. Amo suonare SNTS, specialmente quando voglio preparare un’atmosfera per i miei set. L’apertura del mio ultimo Katharsis ha funzionato veramente bene: l’ho affiancata ad un’altra traccia di SNTS chiamata Origin of Light con una canzone di Diamanda Galas This Is The Law of The Plague. Avevo i brividi. E’ stato un momento culminante dei 25 anni in cui suono techno.”

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